Non solo gli adulti, ma anche i più piccoli sono a rischio dipendenza dal gioco d’azzardo. A rivelarlo è l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma che oggi ha presentato la ricerca della Caritas di Roma su adolescenti e gioco d’azzardo.
Tra le cause principali che avvicinano i minorenni, tra i 13 e i 17 anni, al gioco d’azzardo ci sono app e siti dedicati, facilmente accessibili dai più giovani. Proprio per riconoscere e gestire il problema della dipendenza, l’Ospedale ha redatto una guida utile soprattutto a genitori ed insegnanti che “spesso non sono in grado di riconoscere i segnali lanciati dai giovani a rischio”. Ma non solo, per ricevere il sostegno e l’aiuto degli specialisti di Neuropsichiatria Infantile del Bambino Gesù è attivo un indirizzo e-mail dedicato: iogioco@opbg.net. Come le altre dipendenze, anche quella da gioco è caratterizzata da quattro elementi ricorrenti: il craving (il desiderio improvviso e incontrollabile di giocare), l’astinenza, l’assuefazione ed il gambling, ovvero la tendenza a sovrastimare la propria abilità di calcolo delle probabilità e a sottostimare l’esborso economico che porterà ad una vincita. La dipendenza da gioco d’azzardo – spiegano gli specialisti del Bambino Gesù – deriva da una complessa interazione tra fattori biologici, psicologici e ambientali che varia da persona a persona. Dal punto d
i vista biologico, nei giocatori d’azzardo i circuiti cerebrali che guidano il comportamento subiscono una sorta di “inganno”, iniziando a rispondere come se l’azione del gioco fosse necessaria alla sopravvivenza. Il tratto psicologico che maggiormente predispone allo sviluppo delle dipendenze è la scarsa capacità di autocontrollo (caratteristica distintiva dell’adolescenza), mentre i principali fattori di rischio ambientali sono rappresentati dal contesto socio-economico in cui i ragazzi vivono, dall’esposizione a eventi stressanti e dalla familiarità con le dipendenze e con altre patologie psichiatriche.
Fondamentale per poter prevenire il fenomeno è il ruolo della famiglia e della scuola. Genitori e insegnanti dovranno essere in grado di carpire i segnali di una possibile dipendenza, come il continuo interesse per il gioco, le ridotte capacità di controllo, il disinteresse per lo studio, il calo del rendimento scolastico o la presenza di ansia, irritabilità, o aggressività. Per affrontare il problema – spiegano gli specialisti -, “genitori e insegnanti dovranno informare e sensibilizzare i ragazzi rispetto al fenomeno, aiutandoli a comprendere i pericoli, anche molto gravi, della dipendenza, ma senza utilizzare toni proibizionistici e giudicanti”. Uscire dal vortice del gioco d’azzardo comunque si può. Spesso con percorsi terapeutici molto lunghi e complessi, basati su incontri di psicoterapia individuali, familiari o di gruppo.
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